di Maria Pia Fontana
Cara Coscienza,
so bene quanto sia difficile mantenere onesto il nostro dialogo di fronte agli altri senza cadere nelle banalità, nel moralismo, nell’autoindulgenza o nell’artificio. E so anche che la nostra comunicazione trae alimento non tanto dalle testimonianze pubbliche ma dai momenti di solitudine fecondi. La meditazione, la preghiera, la contemplazione, la sosta e l’attesa sono il tuo habitat naturale perché sono gli interstizi dell’anima, preziosi sia per il discernimento che per la poesia. E forse tu sei una qualche forma di poesia in cui l’intelletto si fonde con l’altruismo, la capacità di orientarsi, la volontà e il coraggio. Ecco perché temo l’oscuramento delle coscienze collettive.
Perché se tu ti nutri di tempo, di concentrazione e di silenzio, oggi che le connessioni on line con un pulviscolo di individui tendono a fagocitare gli spazi di attesa e di meditazione personali e diviene sempre più importate esibirsi nelle piazze virtuali piuttosto che conoscersi intimamente, che fine farai? Avremo miliardi di coscienze involute, bambine, narcise, addormentate, sconosciute a sé stesse? E’ spaventoso pensare ad un’umanità povera di coscienza. Tra tutte le povertà è quella più aberrante perché è la matrice di ogni ingiustizia e perversione e spiana il terreno ai modelli dominanti del successo, della fatua apparenza, della prevaricazione e del potere. Quando si azzera la coscienza critica verso sé stessi e verso il mondo, quale speranza di miglioramento possiamo coltivare? Tu sei il principio di ogni speranza.
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Se ti dovessi dare una forma, a volte, quando ho l’anima in pace, ti sento leggiadra come una piuma e carezzevole come il velluto, altre volte ti percepisco pesante come il piombo e imperiosa. Per me, sei l’amica che precede e che consente ogni vera amicizia. Sei la mia compagna di viaggio e delle mie notti insonni. Sei il navigatore e il pilota interiore che si attiva nei sentieri noti come in quelli sconosciuti. Sei il libretto di istruzioni che ho ricevuto in dono con il compito di riscriverlo, reinterpretarlo e ricordarlo e, soprattutto, di tradurre in pratica di azione quotidiana. Sei il deposito dei valori che danno senso e sapore al mio esistere: la dignità, la verità, la lealtà, il sano amor proprio, il rispetto di me stessa e degli altri. Per questo collegamento ai valori sei anche il primo valutatore di ognuno piuttosto che un giudice inflessibile, un giustiziere o un arido censore, altrimenti non si comprenderebbe come ciascuno possa riconciliarsi con te e fare anche dell’errore grave una possibilità evolutiva senza lasciarsi andare alla disperazione.
Per tutto questo, e per quel benedetto logorio del dubbio che mi concedi, sento che mi sei preziosa anche quando mi sei molesta.
Credo che molte persone avvertano il tuo richiamo quando l’ingiustizia è manifesta o l’illegalità altrui appare evidente. E’ facile gonfiarsi di riprovazione o criticare, a patto che il proprio orticello di sicurezze o di vantaggi personali non venga messo in pericolo. Il mondo è affollato da paladini della legalità, molto severi con il prossimo e molto accondiscendenti con sé stessi. Anzi, le ruberie e le truffe altrui diventano l’alibi provvidenziale che giustifica le proprie piccole magagne, le approssimazioni e le noncuranze. Così si può tranquillamente combattere la mafia ma sguazzare come anguille nel mare dei tradimenti o delle ambiguità affettive e delle trascuratezze verso i propri cari. In generale, l’essere umano è bravo ad addomesticare la propria coscienza e a crearsi una coscienza di comodo servizievole come un cane mentre tu vorresti la nobile dignità di una regina. Oppure si incontrano coscienze intermittenti come le luci dell’albero di Natale, o svendute al migliore offerente.
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Posso dire di aver sentito con chiarezza il tuo richiamo limpido davanti alle ingiustizie, alle prevaricazioni, agli episodi di illegalità e alle manovre che altri hanno fatto per inquinare o offuscare la mia trasparenza, e ti sono grata per gli scivoloni che ho evitato e per i tradimenti a me stessa che non ho consumato.
In qualche occasione però la tua voce non mi è stata subito chiara e ho faticato a trovare il bandolo di un groviglio tra diverse opzioni di scelta e diversi valori contrapposti quando le circostanze apparivano spiazzanti ed inedite e le alternative di azione profilavano scenari confusi ed imprevedibili. Ho attraversato questi dilemmi di coscienza priva di salvagenti e di parametri di riferimento, come la possibilità di fare ricorso alla “regola del precedente”, e nell’assoluta scopertura e solitudine. A volte è stata veramente dura venirne a capo. Ma da questi maremoti interiori ho tratto forza nuova nello stesso momento in cui progredivo nella conoscenza di me e della vita. Così, sei cresciuta e cresci con me.
So bene come sia difficile diventare maestro di sé stesso se non si ha un “canovaccio etico” di base da cui partire. E non posso negare il merito dei miei genitori e dell’educazione che ho ricevuto. Ma se mi fossi fermata a questo patrimonio tu non saresti stata la mia coscienza, ma quella di qualcun altro. E le coscienze posticce, prese in prestito o imposte rischiano di tramutarsi in maschere di ipocrisia oppure in precettori castranti che reprimono piuttosto che liberare vitalità e talenti.
Per questo risorgi ogni volta che mi impegno a trovare o a tracciare il mio originale sentiero, di cui ignoro la lunghezza e l’approdo. Questo percorso, puntellato da bivi, incroci, curve a gomito e asperità, è illuminato da raggi di gioia quando riesco ad aderire intimamente al progetto che sento su di me e, allo stesso tempo, rendo un servizio al bene di tutti.
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Sai cos’è la Coerenza per me? E’ l’integrità e l’armonia delle componenti della propria identità, intesa come globalità di anima, corpo, intelletto e sentimento, nella sua “vocazione sociale”. Ogni persona ha un ruolo insostituibile per il bene comune ma molti faticano a trovare il loro posto nel mondo, quel posto che non potrebbe essere di nessun altro perché risponde alle attitudini ed alle potenzialità di ognuno. Questa coerenza non significa tuttavia rigidità o immobilismo né ci preserva dalle intime contraddizioni che talvolta ci attraversano e che riflettono la pluralità delle istanze e dei desideri che ci animano, come il bisogno di sicurezza contro quello di libertà, l’amore per il quieto vivere come per l’avventura, bisogni che si modulano in modo diverso a seconda delle fasi della vita. Eppure ciascuno aspira ad una forma di composizione interna e di riconciliazione tra i vari aspetti della propria personalità, che è sempre in divenire, perché tale sintesi ci consente di mantenere un senso intima unità, di conoscerci e di essere trasparenti e leali verso gli altri e soprattutto verso noi stessi.
L’Onestà è ciò che ci rende integri e fedeli a noi stessi, così come ad uno scopo che ci oltrepassa perché concorre alla felicità di tutti. E questa onestà richiede a ciascuno di noi la cura di una madre amorevole e la protezione di un padre accorto, tutti i giorni della nostra vita.
Perché dentro ogni persona si trova il seme della vigliaccheria e della mediocrità così come quello dell’eroismo e dell’esemplarità e sta a noi decidere ogni giorno quale vogliamo coltivare.
Copyright 2017 © by Maria Pia Fontana – Tutti i diritti sono riservati
“ Ciascuno deve essere luce a se stesso.Perciò non vi è alcun maestro,alcun seguace”
( Jiddu Krishnamurti ) ..
Questo emozionante dialogo a tu per tu con la propria Coscienza ci conduce senza mediazioni al cuore del problema,nel giorno in cui Andrea Franzoso ha delinenato i tratti esaltanti della Disubbidienza civile madre di ogni vera Obbedienza alla Giustizia, nella quale Coerenza e Coraggio sono stati un tutt’uno
La “Lettera” ci conduce attraverso “capitoli” di profonda introspezione verso quella “avvertenza” di sé , che ci rende in senso proprio Consapevoli ( coscienti..) che la Coerenza – attraverso la sua piu luminosa Epifania , l’Onestà – ci rende felici individualmente e propaga onde ininterrotte di qella “ felicità sociale” – virtuosa “avvertenza” degli Altri – che ne costituisce la profonda natura.
L’”esame di coscienza “ che leggiamo – anzi,”sentiamo” in questa “lettera”- non esplora archivi di piccole o grandi cronologie di fatti e intenzioni; non cerca “ il precedente” che ci rassicuri,ci ci appaghi, ci “assolva”,consapevle com’è che la vita in se stessa è un esame incessante e sempre e diverso che impone scelte talvolta drastiche,sofferenze, cadute e riprese ( il “ libretto di istruzioni..) che mai,però, possono risolversi nelle norme immobili – e a noi diventate “straniere” – ricavate da “coscienze posticce” che altri,puranche nobilmente o amorevolmente ,ci hanno attaccato addosso.
Coscienza ,come viene delineato sullo sfondo, che diviene fascinosa metafora di “ ricchezza “ , contrapposta a quella “povertà , la più dura” , che ne incarna la sua mancanza perché soffoca e uccide la Speranza e l’ Autenticità e ci rende preda del male personale e sociale più irreparabile,l’abdicazione alla Virtù nobile della Coerenza e della Responsabilità : il Riconoscimento di se stessi nella costruzione del Bene Comune.
Molto belle le illustrazioni a corredo,vere e proprie “note a margine” di grande pregio evocativo .
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